Ci si chiede spesso se le energie alternative potrebbero sostituire i combustibili fossili, anche in un futuro prossimo.
Se andiamo ad analizzare i dati e i progetti, vediamo che anche i governi più propensi allo sviluppo di energie rinnovabili, non pensano minimamente di sostituire le fonti tradizionali, ma solo di integrarle con fonti di energia più pulite.
Le strategie adottate sono pressoché simili in tutto il mondo, e consistono nell’accrescere il peso delle tecnologie rinnovabili in un quadro di diversificazione energetica e nella consapevolezza che il ruolo delle fonti fossili, per quanto in declino, rimarrà centrale ancora per molto tempo nell’approvvigionamento energetico.
Eppure c’è chi pensa che nel giro di venti anni si potrebbe sostituire completamente le fonti fossili.
Uno studio (condotto da ricercatori americani della University California Davis e della Stanford University, pubblicato sulla rivista “Energy Police”) rovescia questa prospettiva e tende a dimostrare che, in via teorica, già entro il 2030 l’intero fabbisogno energetico mondiale potrebbe essere assicurato dalle fonti rinnovabili, e in particolare da eolico e solare, fornendo in tal modo una risposta decisiva in tempo utile alla necessità di stabilizzare le emissioni dannose per il clima.
Secondo lo studio per assicurare alla popolazione mondiale una fornitura energetica ricavata unicamente dalle rinnovabili occorrerebbe installare 4 milioni di turbine eoliche di grande taglia (5 MW ciascuna), 90.000 impianti solari anch’essi di grande taglia (almeno 300 MW ciascuno) e 1,7 miliardi di impianti fotovoltaici da 3 kW sui tetti delle case (praticamente un tetto fotovoltaico ogni quattro persone). Lo studio volutamente ignora la biomassa (la fonte rinnovabile che oggi detiene la maggior quota nel mix energetico mondiale) e il nucleare, giudicati per motivi diversi troppo problematici.
Uno spazio significativo è invece riservato all’idroelettrico (che dovrebbe coprire il 4% della domanda globale, con modesta espansine rispetto all’installato attuale per esigenze ambientali e di impatto sociale) al geotermico e all’energia delle onde e delle maree (che insieme dovrebbero soddisfare il 6% della domanda). Inoltre si dovrebbe puntare sull’efficienza, cosa peraltro che – secondo lo studio – sarebbe naturalmente agevolata dalla conversione di tutti gli impianti termici e dei motori a combustione nei molto più efficienti motori elettrici. Lo studio analizza anche i collaterali e rilevanti problemi legati all’uso dei materiali e allo stoccaggio dell’energia elettrica. Proponendo soluzioni che ai relatori appaiono comunque realizzabili nel giro di vent’anni.
fonte : equo